In quella strana casualità che Jung chiamerebbe sincronicità, accade che tra poche settimane uscirà il mio nuovo libro “elogio dell’incertezza”.

Argomento più che mai attuale in questo momento storico.

Nei giorni del Coronavirus, molte delle nostre certezze sono inevitabilmente venute meno, e quindi possiamo oggi vederlo con maggiore facilità. In relazione a questo, oggi vorrei portarvi a fare una riflessione, vista la situazione di emergenza sanitaria che ci costringe all’ incertezza.

L’incertezza è l’inevitabile condizione in cui siamo immersi.

Il libro sarà incentrato sul concetto di “physis” dal greco natura. Da qui viene il nome della scienza fisica.

Carlo Rovelli, noto fisico nel suo libro “sette brevi lezioni i fisica” scrive così: ”il mondo descritto dalla meccanica quantistica è ormai lontanissimo dal mondo meccanico di Newton e Laplace dove minuscoli sassolini freddi vagavano eterni lungo traiettorie precise di uno spazio geometrico immutabile. La meccanica quantistica e gli esperimenti con le particelle ci hanno insegnato che il mondo è un pullulare continuo e irrequieto di cose, un venire alla luce e uno sparire continuo di effimere entità…un mondo di avvenimenti, non di cose”.

Forse, grazie anche alle parole di Rovelli, è ragionevole pensare che l’incertezza è insita da sempre nella vita dell’essere umano.

Sarebbe strano il contrario, perché questa è una condizione naturale della “physis”.

Possiamo vedere che vi è una parte di noi che ricerca la certezza spasmodicamente, quasi fosse una droga preziosa di cui non si può fare a meno?

Può essere l’incertezza un’opportunità di cambiamento?

Possiamo scoprire ogni volta che ci osserviamo ad avere paura … quale certezza è in pericolo?

Quale impalcatura rischia di crollare?

Possiamo forse in questo modo scoprire che la paura e l’incertezza sono con noi sempre ad ogni passo…

E potremmo forse non cadere più nell’illusione che solo alcuni eventi, spesso drammatici, possano essere l’unica occasione di renderci paure ed incertezze palesi?

Non si tratta di disprezzare la paura, anche quando ci accorgiamo che essa viene dalla nostra disabitudine all’imprevisto.

Non dobbiamo lottare contro quella morsa alla pancia che ci prende quando anche un piccolo ambito della nostra vita sembra farsi meno certo.

È proprio lì l’insegnamento.

Cari amici, scrivendovi, ho ben chiaro come i moti delle incertezze e delle paure agiscano in noi. Sentendole intense e forti.

E’ proprio lo stare con quella sensazione sgradevole il portale del cambiamento.

I dogmi e le certezze possono essere figlie della paura?

Vi sembra etico prendere qualcosa per vero perché non abbiamo il coraggio di metterlo in discussione?

Dubitare di tutto, non rifiutare niente! Questo potrebbe essere un buon atteggiamento. Il dubbio apre la risposta chiude. Questo lo sa anche il corpo.

Quando abbiamo paura chiudiamo le spalle e ci facciamo piccoli. Quando siamo curiosi e attivati le nostre spalle sono ben aperte e solide.

Avere bisogno di risposte, di certezze può essere una forma di paura?

Potete vedere questo nella vostra vita?

Ovviamente le domande non possono che essere il miglior modo per dialogare con voi in queste poche righe.

In “Elogio dell’incertezza” parlerò  anche di Diogene, un antico filosofo greco rappresentante del cinismo, famoso al mondo, perché  viveva in una botte.

Al centro di tutto per lui c’era la “Praxis”: la pratica. Era basato sull’etica del fare.

Riassumendo: fatti, non chiacchiere!

Alla base di tutto, diceva Diogene, esserci l’ “askesis”: l’esercizio.

Così per vivere al meglio la vita è necessario esercitarsi a stare nell’incertezza.

In “Elogio dell’incertezza“vi parlerò di tutto questo.

 

Maestro che cos’è la paura? La non accettazione dell’incertezza. Se accettiamo l’incertezza, diventa un’avventura. (Rumi)

 

Sammy Marcantognini (con la revisione del dott. Patrignani Alessio)